Giorgio Vasari - Leonardo e la Gioconda

Giorgio Vasari - Leonardo e la Gioconda

Brani scelti: GIORGIO VASARI, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, 1550/68.

Prese Leonardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò; nella qual testa chi voleva veder quanto l'arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perché quivi erano contraffatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipingere.

Avvenga che gli occhi avevano quei lustri e quelle acquitrine, che di continuo si veggono nel vivo; e intorno a essi erano tutti quei rossigni lividi e i peli, che non senza grandissima sottigliezza si possono fare. Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo.

La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con l'incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d'una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice e sia qual si vuole.

Usovvi ancora questa arte, che essendo Monna Lisa bellissima, teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che cessino stare allegra, per levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura ai ritratti che si fanno. E in questo di Leonardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, ed era tenuta cosa meravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.