C'era una volta la casa editrice di Giulio Einaudi

C'era una volta la casa editrice di Giulio Einaudi

Noi che abbiamo conosciuto Giulio Einaudi, noi che gli abbiamo stretto la mano, come commosso abbraccio di gratitudine, noi che lo abbiamo amato e che lo amiamo per aver tratto, da quel suo catalogo, tanta parte del nostro nutrimento intellettuale, ci vediamo costretti a segnalare oggi un articolo, a firma di Stefano Salis, pubblicato alla pagina 31 dell'inserto culturale de Il Sole 24 Ore di Domenica 3 Aprile 2005 (n. 91), ed intitolato "Se lo Struzzo oppone Resistenza". É un articolo che mai avremmo voluto segnalare, perché mai avremmo voluto leggere. Mala tempora currunt, anche e soprattutto per l'editoria di qualità.

Ricevo il nuovo catalogo dei Tascabili Einaudi, «che si reinventano saldi sulla base del loro grande catalogo», recita l'"editoriale". Grafica accattivante, dorso, piatto, copertine, logo: tutto nuovo. Persino lo struzzo non se ne sta più lì, tra gli svolazzi dei cartigli […]; corre ringalluzzito: è «in movimento».

Tra le novità, nei saggi, viene annunciato un libro di Alberto Cavaglion: La Resistenza per chi non sa la storia di ieri (pag. 100, Euro 8,50). In libreria ad aprile.

Sto per girare pagina quando mi ricordo che ho ricevuto un comunicato stampa, dall'Àncora del Mediterraneo, piccolo e combattivo editore napoletano. Tra le novità, nelle Gomene, viene annunciato un libro di Alberto Cavaglion: La Resistenza spiegata a mia figlia (pag. 144, Euro 12,00). In libreria ad aprile.

Caspita! Due libri dello stesso autore e sullo stesso argomento, in uscita nello stesso mese. Faccio due telefonate di verifica e il mistero è risolto. I libri non sono due: è uno soltanto, sempre lo stesso. Solo che Einaudi non lo pubblicherà più.

I sospetti di qualche inghippo editoriale-politico (il tema è già di per sé complicato, in più nel libro si ritorna anche su questioni come «confino e villeggiatura»…) arrivano da soli. Ma il responsabile dei Tascabili Einaudi, Andrea Bosco, nega con decisione. «Abbiamo lavorato in modo trasparente con Cavaglion, uno studioso che stimo molto. Non ci sono assolutamente stati problemi politici o polemiche. Il volume presenta differenze rispetto al taglio della collana. Tendiamo a insistere molto su libri divulgativi, ma il lavoro di Cavaglion travalicava questo aspetto, era qualcosa di più prezioso». Talmente prezioso che a Torino preferiscono non stamparlo, anziché promuoverlo in una collana più consona. Strano, per un catalogo come quello Einaudi in cui non mancano ottimi libri sul tema e le tesi degli autori, da Pietro Scoppola (25 Aprile. Liberazione) a Sergio Luzzato (La crisi dell'antifascismo) hanno fatto a lungo discutere. Fermo restando che un editore, beninteso, ha tutto il diritto di non pubblicare un libro che non ritiene idoneo alla sua linea.

Ma più che di «taglio della collana», l'autore, affermato studioso dell'ebraismo italiano, ha sentito parlare di un altro tipo di tagli. «Non voglio aprire polemiche» ci dice. «Le ragioni del rifiuto al mio libro mi sono oscure. Evidentemente non raggiungeva gli standard, forse era troppo difficile… Mi chiedevano di tagliare tutte le parti problematiche: se avessi eseguito i tagli, però, non mi sarebbe rimasta in mano che una mera cronologia dei fatti. É un argomento spinoso, ma non mi pare che nel libro ci sia alcunché di scandaloso. Comunque ora giudicheranno i lettori». Stefano De Matteis, l'editore dell'Àncora che dello stesso Cavaglion aveva già pubblicato Ebrei senza saperlo è felice. «Abbiamo lavorato di corsa – racconta -, ma siamo orgogliosi di pubblicare questo libro che troviamo condivisibile in tutte le sue parti. E lo pubblichiamo nella versione integrale, come scritto dall'autore». A leggere i dati bibliografici colpiscono le 44 pagine di differenza. Ma potrebbe essere un problema di formato.

«Con questo libro non intendo, nel modo più assoluto, rispondere a quella specie di chiamata alle armi, da più parti richiesta, davanti all'attacco portato da alcune forze politiche contro il 25 Aprile e i cosiddetti "valori della Resistenza – scrive Cavaglion nella prima parte del libro -. Fra noi e gli eventi narrati ritengo che si estenda un periodo di tempo sufficientemente lungo da consentire alla storia di rivendicare le sue ragioni: non è compito nostro fornire perizie di parte. Non siamo giudici chiamati a dirimere una rissa». «Ci costringe a riflettere su alcune questioni brucianti e sempre attuali di quel terribile periodo», conclude la presentazione dell'Einaudi. Ai lettori (e agli storici) il giudizio nel merito sul saggio e le sue tesi. Ma non c'è dubbio: il libro fa già riflettere, a partire da questa sua vicenda editoriale. E forse non come intendevano gli estensori del nuovo catalogo dei Tascabili. Lo Struzzo sarà pure «in movimento», ma a volte si fa notare per quella sua bizzarra attitudine di ficcare la testa sotto la sabbia.

E pensare – aggiungiamo noi per chiudere - che Giulio Einaudi andava fiero di quello struzzo che, come diceva lui, non aveva mai messo la testa sotto la sabbia…