La prima storia di Trento: Pincio - De gestis ducum Tridentinorum - 1546 (rarissima prima edizione)
De gestis ducum Tridentinorum. De Gallorum Senonum adventu in Italiam. De origine vrbis Tridentinae. De appellatione et transitu Alpium. De confinibus Italiae. Libri duo. [Seconda parte, con frontespizio autonomo]: De vitis pont. Trid. libri duodecim: qui plura habent in recessu quam promittant in fronte: multa insuper externarum gentium facta domesticis addita sunt ut et plenior et iucundior esset historia. (Mantuae, in aedibus Venturini Rufinelli, 1546).
Due parti in un volume di cm. 31. cc. 16, 104 + 2 carte bianche. Legatura strettamente coeva in piena pergamena floscia con titoli manoscritti al dorso. Nota di possesso al primo frontespizio anticamente cassata. Piccole e trascurabili mancanze a dorso e piatto anteriore; angolo basso del piatto anteriore (e della prima carta di guardia) abilmente restaurato in pergamena antica. Esemplare nel complesso ben conservato e caratterizzato da una non comune freschezza della carta. Rarissima prima edizione della prima importante cronaca cinquecentesca dedicata ai territori del Trentino e del Sud Tirolo (l'opera fu poi tradotta in volgare italiano e stampata nel Seicento), perlopiù incentrata sui principati retti dai principi vescovi Georg Neideck (1505-1514), Bernardo Cles (1514-1539) e Cristoforo Madruzzo (1539-1567). L'opera fu dedicata ad Aliprando Cles, nipote del vescovo Bernardo e in seguito tradotta in volgare italiano da Carlo Zanetti nel 1648 (cfr. A. Chemelli, Trento e le sue Stampe. Il Seicento, Trento, 1983, pp. 6-8). Poco si sa di Giano Pirro Pincio. Nato a Canneto (Mantova), fu attivo come insegnante di latino e retorica, prima a Mantova e poi a Trento (1509-1536), dove divenne anche storico di corte del cardinale Bernardo Cles prima di ricevere nel 1539 un prestigioso riconoscimento dall'imperatore Carlo V. Il principe vescovo Bernado Cles è considerato il principale interprete della rinascita dell'autorità del principato di Trento. Consigliere dell'imperatore Massimiliano I e amico di Erasmo da Rotterdam il cardinale giocò un ruolo fondamentale nell'elezione dell'imperatore Carlo V del 1519 e in quella di suo fratello Ferdinando I a re di Boemia nel 1526. I suoi statuti della città di Trento, promulgati nel 1528, rimaserò in vigore fino al 1807. Nel suo governo Trento fu completamente rinnovata dal punto di vista urbanistico ed economico. ''In generale, ogni scena significativa del libro è ripensata e descritta, più che con attenzione ai fatti e alle parole reali, sulla falsariga di un testo di riferimento. Così è sotto il segno di Macrobio (e Plinio, per la descrizione delle inaudite meraviglie) l'opulenta raffinatezza del banchetto in Trento per la consacrazione del nuovo vescovo; è giocato tutto sull'identificazione fra Cneo Pompeo e Carlo d'Asburgo, trasfigurando il secondo nel 'summus imperator' del ciceroniano De imperio Cn. Pompeii, il discorso con il quale Clesio riesce a persuadere i principi elettori a favorire l'elezione di Carlo; Il discorso di Tullo Ostilio in Livio, 1, 28, dà le parole al prefetto Castellalto; Svetonio offre importanti spunti per la descrizione delle abitudini di Clesio; ma, e sorprende di più, addirittura parlano con periodi tratti dal De coniuratione Catilinae sallustiano i delegati dei contadini, con una forzatura che forse può parere comica e che richiede allo stesso Pincio una curiosa precisazione relativamente a coloro che componevano la missione, uomini 'non sprovveduti grazie all'abitudine di trattare molti affari'' (B. Valtorta, Nota del traduttore, in: G.P. Pincio, ''Vita di Bernardo Clesio'', Tricase, 2012, pp. III-IV). Cfr. anche Iccu; G. Nova, Stampatori, librai ed editori bresciani in Italia del '500, (Brescia, 2000), p. 90; B. Sanguanini, 'Dilettando educa': attori, scene e pubblico nel mondo tridentino prima e dopo il Concilio di Tento, (Trent, 1989), p. 229; G. Tovazzi, Biblioteca tirolese, o sia, Memorie istoriche degli scrittori della Contea del Tirolo, R. Stenico & I. Franceschini, eds., (Trento, 2006), p. 569.
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