Girolamo Savonarola - Expositiones in psalmos. Miserere me Deus - Venezia 1524 (bellissima legatura)
Expositiones in psalmos. Qui regis Israel. Miserere mei deus. In te domine speravi. Item regulae quedam frucuosissimae ad omnes religiosos attinentes. Oratio: vel psalmus. Diligam te domine. Venetiis, per Franciscus de Bindonis, anno 1524 die 24 mensis martii.
Cm. 15,5, carte 47 + 1 carta bianca finale. Numerosi capilettera xilografici di gusto pienamente gotico. Una bellissima vignetta (cm 7,5 x 6,5) xilografica al centro del frontespizio raffigura Savonarola al lavoro nella sua cella. Al colophon grande marca tipografica Bindoni raffigurante la Giustizia incoronata che siede su un trono retto da due leoni. Testo in elegante carattere semi-gotico. Bellissima legatura ottocentesca d'amatore in stile rinascimentale (verosimilmente di area inglese), in piena pelle color testa di moro con ricchi fregi impressi a secco; dorso a 4 nervi con titoli in oro. Al verso della carta bianca finale una piccola nota manoscritta di chiara mano cinquecentesca. Esemplare ad ampi margini e complessivamente in ottimo stato di conservazione. Rarissima edizione veneziana delle opere più famose del frate ferrarese i cui sermoni (ben presto inseriti nell'Index Librorum Proibitorum) causarono la caduta a Firenze della famiglia regnante dei Medici. Nel commento al salmo “Miserere me deus” ritroviamo il testo più significativo da cui emerge chiaramente il pensiero teologico savonaroliano e quella che è stata definita la sua “teologia del Miserere”. Fu scritto nel carcere dell'Alberghetto, in seguito all'arresto avvenuto nella Domenica delle Palme del 1498 in una notte di guerriglia urbana, dopo aver confessato l'eresia sotto tortura. Terminato da pochi giorni il processo incardinato contro di lui dalla Repubblica fiorentina, avvennero a sua insaputa delicate trattative con il papa Alessandro VI Borgia, uno dei bersagli preferiti della sua infuocata predicazione, per un'eventuale inquisizione del prigioniero a Roma. Savonarola scrisse in totale isolamento questo commento biblico, un'ardente richiesta a Dio perché venga a liberarlo da ristrettezze e impedimenti, perdonando i suoi peccati. Effettuò così il riconoscimento della propria Miseria, che elevò fino a renderla figura della “più ampia miseria di ogni uomo peccatore”. Sempre in carcere scrisse il commento al Salmo 31 “In te domine speravi” in cui esprimeva tutto il suo cuore in comunione con Dio: “La tristezza m'ha posto l'assedio; con grande e forte esercito mi ha circondato… Dì con piena fiducia e con tutto il tuo cuore: In te, Domine, speravi; non confudar in aeternum, iniustitia tua libera me” “Già è venuta la consolazione! Gridi ora e faccia rumore la tristezza col suo esercito; tutto il mondo mi venga addosso; si alzino su i nemici; niente temo, quotiamo in te, Domine, speravi, perché, Signore, io ho sperato in te, perché tu sei la mia speranza, perché tu hai posto altissimo il tuo rifugio. Io sono già entrato in quello; la speranza mi ha introdotto in esso; io non vi entrai per mia presunzione; lei mi scagionerà dalla colpa dinanzi a te. Ecco, la speranza mi disse: O uomo, il rifugio di Dio è altissimo! Apri i tuoi occhi e rifletti: solo Dio è; solo lui è il pelago infinito della sostanza; tutte le cose sono come se non fossero, perché tutte procedono da lui, e se lui non le sostenesse, tornerebbero nel nulla, perché di nulla sono fatte. Considera la potenza di colui che nel principio creò il cielo e la terra”. La sua "teologia del Miserere" trova un traduzione significativa nella pratica con la “Regula septem ad omnes religiosos attinentes” una regola breve ma assai severa diretta a tutti i sacerdoti, frati e fratelli che intendono vivere una vita retta nel rifugio di Dio a cui tutti devono sperare. Cfr. Iccu; Adams, S, 493; Essling,1464; Sander, 6795.
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