Il 'pittore senza errori': Armodio - Bianco e nero, 1994 (tempera su tavola - con due pubblicazioni)
Bianco e nero. Anno di realizzazione: 1994.
Cm. 20 x 15 (cm. 39,5 x 34,5 entro bellissima cornice lignea di metà Novecento lavorata a foglia oro e scelta allo scopo direttamente dall'artista). Tempera su tavola di legno. Firmata “Armodio” in basso al centro. Ottimamente conservato. Timbro dell'artista al retro (con i dati dell'opera e il riferimento d'archivio nr. 1578). Opera pubblicata in “Armodio, Catalogo generale delle opere, volume II”, a cura di Silvia Bonomini, Milano, Ed. Giorgio Mondadori, 2022, p. 31, fig. 36. Pubblicata altresì nella monografia curata da Giorgio Soavi e Marilena Pasquali “Armodio, il Mestiere dei Libri da Casanova a Armodio”, Piacenza, Ed. Braga, 1994, p. 141, fig. 146. Certificato di autenticità della galleria di provenienza. Questo splendido e iconico dipinto vede due libri simboleggiare idealmente l'universalità della conoscenza. “Bianco e nero” sui tasselli applicati ai dorsi (“bianc e negar” in dialetto piacentino), ovvero tutto e il contrario di tutto. Armodio, come accade nei lavori più intensi a partire dalla fine degli anni Ottanta, sceglie il libro antico come veicolo di un urgente messaggio di cultura. Elementi solo apparentemente secondari nella composizione, sono i tre libri posti a sostegno dei due primari e centrali e soprattutto il documento quasi impercettibile che appare solo velatamente, appoggiato all'ultimo libro di sinistra. Un ulteriore e inconfondibile segno distintivo armodiano di natura quasi metafisica è il segnacolo, con la sua conseguente ombra, che fuoriesce dal libro e si adagia lungo il muro. Il particolare pregio del dipinto è anche legato alla data di realizzazione che vede all'opera l'artista poco più che cinquantenne, ovvero nel pieno della maturità espressiva e ben lontano dai parametri della inevitabile ripetitività. Per Vittorio Sgarbi, che riprese la definizione che Vasari diede di Andrea del Sarto, è il “pittore senza errori”, evidenziando la perfezione delle forme nelle sue opere.
Armodio (all'anagrafe Vilmore Schernardi), nato a Piacenza nel 1938, è considerato uno dei migliori artisti contemporanei italiani; oggi la sua attività è trattata dalle maggiori gallerie italiane ed estere. La sua formazione dipende non tanto dalla frequentazione dell'Istituto d'Arte “Gazzola” della sua città, quanto dall'incontro con il pittore Luciano Spazzali, il cui studio costituisce il luogo propizio alle sperimentazioni ed alle contaminazioni. Qui conosce il pittore Gustavo Foppiani, prima maestro e poi compagno di strada; i due lavorano assieme ed in seguito si unisce il pittore Carlo Bertè che dividerà lo studio fino al 1980. Si venne così formando quel libero raggruppamento animato da curiosità verso le piu varie manifestazioni di cultura, intenzionato a leggere la realtà sotto il segno dell'ironia e propenso alla trasgressione giocosa. La prima personale piacentina è del 1963 alla Galleria Genocchi di Piacenza e nel 1964, per merito di Foppiani, approda alla galleria l'Obelisco di Roma. Negli anni sessanta il pittore soggiorna per un breve periodo a Londra e collabora con l'americana Lily Shepley ed in seguito con la Galleria Forni di Bologna. Mentre del 1972 è l'incontro con Philippe Guimiot, che apre all'artista la propria galleria di Bruxelles, avviando cosi una proficua collaborazione. Da quel momento la maggioranza dei suoi dipinti entrano in importanti collezioni private in Europa come negli U.S.A. Dopo un periodo con la Galleria Gian Ferrari di Milano, Armodio approda alla Galleria Braga di Piacenza; terminata quell'esperienza, lavora in esclusiva prima con la Galleria L'Immagine di Arezzo poi con la Galleria Marescalchi di Bologna.

















