Maurice-Henri Gaudefroy - Vanitas (Memento mori) - 1930 ca. (olio su tavola)

MAURICE-HENRI GAUDEFROY.  Vanitas (Memento mori). 1930 ca. (prima metà del XX secolo).

Cm. 60 x 40 (cm. 74 x 55 con bellissima cornice lignea in stile lavorata a foglia d'oro, distanziatore color avoro impreziosito dalla presenza di piccole losanghe dorate). Olio su tavola di compensato. Firmato “Gaudefroy” in basso a destra e per esteso sul retro. Ottimamente conservato. Opera accompagnata da certificato di autenticità rilasciato da perito accreditato presso il Tribunale di Trento. Splendida ‘vanitas' che presenta i tipici elementi simbolici allusivi al tema della caducità della vita, ma di fatto è caratterizzata dalla brillante e magistrale intuizione di inserire al centro della scena pittorica un libro volante. In primo piano il teschio e i tre libri antichi; sullo sfondo, tra le sfumature e le dissolvenze dei colori tenui, s'intravedono gli scaffali e alcuni tomi appena abbozzati. Maurice-Henri Gaudefroy (1883-1972) fu artista di paesaggi e nature morte, acclamato a Parigi nella prima metà del XX secolo. Si è formato con i più grandi del suo tempo all'Accademia Colarossi, ma soprattutto all'Accademia Julian e alla Grande Chaumière dove hanno studiato anche Henri Matisse e Fernand Léger. Tra i suoi amici troviamo grandi nomi come Modigliani, Jean Van Donghen e Henri Laurens. Insieme incontrarono artisti d'avanguardia a Van Donghen, tra cui Picasso e Bracque. Dal 1926, Gaudefroy espone al Salon des Surindépendants e al Salon des Tuileries dove attira l'attenzione di molti critici come Christian Zervos o Maurice Raynal. Il suo stile è quindi più astratto e meno analitico del cubista, una sorta di continuazione del cubismo cézanniano. I suoi soggetti sono trattati in pasta finissima, spigolosi ma mai deformati. Nel 1931 organizza la sua prima mostra personale in rue de la Boétie alla Galerie Percier, un successo che gli permise di essere nominato per il Grand Prix de Peinture. Negli anni '60, sotto il mandato del ministro della Cultura André Malraux, molti dei suoi dipinti furono acquisiti dallo Stato e si trovano ancora oggi nelle collezioni del Centro nazionale per le arti plastiche. Tuttavia, Gaudefroy non amava promuovere le sue opere e preferiva rimanere in una sfera più intima. “If we are to classify the work of Gaudefroy by drawing relationships it is of Braque and Picasso that one has to think, but this resemblance is mainly in the form, in the external presentation, if you like, of the painting. In reality his paintings reveal purely his own talent. The earliest works of Gaudefroy are painted in extremely fine tones that contrast totally with those favoured by Braque. With Gaudefroy the object maintains its reality, but this reality never leads to vulgar naturalism. For, however real they are, Gaudefroy's objects still display an abstract quality in the way they are composed and handled pictorially. The recent works of Gaudefroy show an almost total liberation from Cubism, both in the forms as in the use of colour. The drawing seems less severe and the colour tones, even though they are discreet, are nevertheless of a remarkable intensity. The overall impression one gets from Gaudefroy's oeuvre is that of a sophisticated and distinguished artist.” (Cahiers d'Art, 1931, no.2.). Cfr. Bibl. Delarge, Dizionario delle arti visive Modernes et contenporains, Gründ, 2001, p. 470; Hanina Belle Arti, Maurice-Henri Gaudefroy; Benezit, dizionario di pittori, scultori, incisori.