Arthur Schopenhauer - Volere il meno possibile e conoscere il più possibile

Arthur Schopenhauer - Volere il meno possibile e conoscere il più possibile

Brani scelti: ARTHUR SCHOPENHAUER, L'arte di conoscere se stessi (Milano, Adelphi 2003).

Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è la massima che ha guidato la mia vita. La Volontà è infatti l'elemento assolutamente infimo e spregevole in noi: bisogna nasconderlo come si nascondono i genitali, benché siano entrambi le radici del nostro essere. La mia vita è eroica, e non si può valutare con un metro da filisteo o con il cubito del bottegaio, né con una misura proporzionata alla gente comune, che non vive altra esistenza se non quella individuale, limitata a un breve lasso di tempo.

Per questo non devo turbarmi se penso a quanto mi manchi ciò che fa parte della regolare vita dell'individuo: ufficio, casa, vita sociale, moglie e prole. L'esistenza degli esseri comuni si risolve in questo. La mia vita invece è una vita intellettuale, il cui imperturbato procedere e l'indisturbata operosità devono dare frutto nei pochi anni della piena forza mentale e del suo libero impiego per arricchire secoli dell'umanità. La mia vita personale è soltanto la base di questa vita intellettuale, la conditio sine qua non - un elemento del tutto subordinato, quindi. Quanto più questa base sarà sottile, tanto più sarà sicura; se produce ciò che deve produrre in relazione alla mia vita intellettuale, ha raggiunto il suo scopo. L'istinto di cui tale vita è provvista, e la cui esistenza obbedisce a scopi intellettuali, è stato anche per me una guida sicura: in tal modo io non ho badato agli scopi personali e ho investito tutto nella mia esistenza spirituale.

Non posso perciò nemmeno meravigliarmi che la mia vita personale sembri incoerente e in sé disordinata: è come la voce di ripieno nell'armonia, la quale non può avere in sé alcuna continuità giacché serve soltanto da sottofondo alla voce principale, dove invece c'è continuità. Ciò che inevitabilmente manca alla mia vita personale mi è restituito in altro modo con il pieno godimento - durante tutta la vita - del mio spirito e della mia aspirazione secondo l'orientamento innato; anzi, se lo possedessi, mi risulterebbe indigesto e di intralcio.

Uno spirito che di suo dona e crea, e precisamente ciò che nessun altro può dare e creare in tal modo, e che proprio per questo permarrà e durerà - voler costringere un siffatto spirito a cose diverse, imporgli in generale servizi coatti, e distoglierlo così dalle sue donazioni spontanee, sarebbe crudele e insieme stolto [...] La mia epoca e io non siamo fatti l'uno per l'altra: questo è chiaro. Ma è da vedere chi di noi due vincerà il processo di fronte al tribunale dei posteri.

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