Perché Pan è il Dio della crescita interiore - di Carlo Picca

Perché Pan è il Dio della crescita interiore - di Carlo Picca

Sul mito greco di Pan, il dio della natura, della campagna, dei pastori, pescatori e cacciatori, moltissimo e in ogni tempo si è scritto. Abbandonato per il suo aspetto orrendo da sua madre, la ninfa Driope, fu portato dal padre Ermes nell'Olimpo. Qui venne accolto con gioia da tutti e soprattutto da Dioniso.

Il Dio caprino, raffigurato con gambe e corna, zampe irsute e zoccoli, col busto umano ed il volto barbuto, agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto, viene associato alla foresta così come al terrore e alla musica,  sempre descritto a generare con le sue urla inquietudine dalle selve in cui dimorava per poi placarsi in modo riflessivo con il suo flauto, in un'ambiguità profonda che è il nocciolo e fascino del suo mistero.

La sua forza primordiale, l'istinto, lo pervade e guida, ponendolo continuamente in cerca di crescita, di anima. E questa è fra l'altro la sua caratteristica  che lo differenzia con tutti gli altri dei e che lo rende tenebroso si, ma molto dedito al riverbero di una saggezza pura, che esprimeva con le melodie del suo strumento straordinario.

Viene sempre associato alle ninfe perché il tramite per questo viaggio interiore, per ottenere conoscenza di sé e delle proprie funzioni, sono loro. Per lui c'è accesso alla mente della natura solo con una connessione all'unisono con queste creature.

Sono strettamente legati in un dualismo imprescindibile e immaginario, fatto di opposti che si attraggano. La ninfa, oltre ogni pensiero immediatamente logico, è lo stimolo all'esplosione della sua forza quanto al ripiegamento su di sé.

La figura di Pan ha quindi un richiamo alla coscienza, un volgersi verso l'interno per crescere, propensione questa che a ben vedere determina la ricchezza della psiche.  Altrimenti se no perché Socrate nel Fedro di Platone lo invoca così nella sua celebre preghiera? “O caro Pan, e voi altre divinità di questo luogo, datemi la bellezza interiore dell'anima e quanto all'esterno, che esso si accordi con ciò che è nel mio interno”.

Perciò quando siamo presi dalle sue grida, dal terror panico, se ci soffermiamo con cura e amorevolezza, possiamo udirne anche l'eco, una riflessione che può condurci ad una nuova visione e crescita di noi stessi.

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