Le ceneri di Gramsci, capolavoro poetico di Pasolini ancora attuale - di Carlo Picca
Le ceneri di Gramsci è una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini pubblicata da Garzanti nel 1957.
Il volume, che riporta il sottotitolo "Poemetti", raccoglie undici poesie già pubblicate su riviste tra il 1951 ed il 1956. Il titolo è preso da una poesia immaginata davanti alla tomba di Gramsci nel Cimitero acattolico di Roma. Lo statista sardo ha significato molto per la cultura immediatamente postbellica, come del resto tuttora continua ad essere letto e approfondito.
Ed anche per Pasolini fu punto di riferimento centrale, pur modulandone i principi e dandogli una nuova interpretazione, molto personale, che espose con questa raccolta ed in particolare con la poesia omonima in essa contenuta e che all'epoca fece molto "scandalo".
È chiaro sin da subito leggendo quest'opera che Pasolini non intende seguire Gramsci sul piano intellettuale. Il miglioramento del popolo legato alla formazione di una sua coscienza di classe, appare infatti, riprendendo dei versi di una delle poesie raccolte, Il pianto della Scavatrice, il prodotto oramai d'un rozzo giornale della cellula, l'ultimo sventolio del rotocalco.
Per l'autore friulano, il popolo, la popolanità, e negli anni cinquanta si ha meglio la possibilità di parlare in questi termini, possiedono un'autenticità millenaria, arcaica, che non può intellettualizzarsi freddamente, io sono una forza del passato, solo nella tradizione è il mio nome, scriverà lo scrittore anni dopo in Poesia in forma di rosa.
L'educazione della popolazione quindi per il poeta di Casarsa non può avvenire dal suo esterno con un'ideologia che si è spenta, ma conoscendo da vicino la sua vitalità, il suo vissuto ed i suoi bisogni, e come scrive in Picasso, altra celebre poesia della raccolta, restando dentro l'inferno con marmorea volontà di capirlo, è da cercare la salvezza. Una società designata a perdersi è fatale che si perda: una persona mai.
Il poeta non vuole fare da guida senza essere lui stesso coinvolto. In tale direzione è evidente che i modi intellettuali lo sottraggono dalla sua disperata passione di essere in quel "mondo", a cui non riesce politicamente a proporre modelli freddi da seguire, ci appare tra le macerie finito il profondo e ingenuo sforzo di rifare la vita.
La politica, gli intellettuali, la classe dirigente, in una parola l'élite dell'epoca, non conoscono più quel mondo, sono divenuti invece portatori di idee distanti e vuote. Pasolini nega la battaglia serrata per il miglioramento delle condizioni umane che avviene attraverso una religione sterile e rifiuta questa separazione fra uomini perché l'educazione deve avvenire appunto in uno scambio profondo e comune.
Scriveva Seneca: C'è un duplice vantaggio nell'insegnare, perché, mentre si insegna, si impara. Così Pasolini, come il grande autore latino, vive un rapporto maieutico con le forme di borgata, queste gli concedono sentimenti di vitalità antica e il poeta fornisce loro parola, stile, espressione matura.
…attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza; è la forza originaria
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più…
Gramsci ha insegnato molto al poeta, ed egli continua a seguirlo, ma ne contestualizza la lotta per dargli continuità e non farla morire in vuote formule. Non lo rimprovera, non si erige a nuovo teorico della "rivoluzione", lo vive nelle vive esperienze.
Le ceneri di Gramsci divengono così le ceneri su cui far sbocciare un nuovo fiore nel terreno dell'antica lotta del miglioramento, ceneri sulle quali quindi, eliminati i dogmi gelidi, germogliano petali pasoliniani vivi ed impegnati. Così il poeta recupera il suo Gramsci, senza quella ideologia che non poteva rispettare, lui in preda alla "miseria dei sensi" e a quella "religione dei sensi" che proprio dall'amore per quella popolanità gli erano nati.
Sensi che non gli permettevano di "dipingere" il popolo con ottica prospettivistica, l'errore di Picasso, senza prima conoscere ed amare il suo vitale mondo. Pasolini inoltre, in questa raccolta, comunica la percezione che svilupperà meglio in seguito, dell'avvento di un falso progresso come forza distruttrice dell'autenticità millenaria della popolanità.
Quella popolanità che ha iniziato a conoscere ed amare sin dai tempi di Casarsa, ovvero dai tempi in cui ragazzo, nasceva in lui l'amore per i volti e le storie dei luoghi materni. Adorazione che a Roma il poeta ha vissuto in continuità proprio con l'immersione nel mondo delle borgate.
E proprio perché dentro quell'autentico mondo, poté da subito rilevare in modo profetico, la minaccia della sua estinzione in quella che definirà anni dopo "mutazione antropologica". Questa sarà la percezione che "scandalosamente" lo porterà a scrivere sempre nel Pianto della scavatrice che piange ciò che muta, anche per farsi migliore.
In questi versi infatti egli avverte l'inizio di questo mutamento epocale, che col tempo contrasterà sempre più in modo "corsaro", come sappiamo infatti, con il passare degli anni la sua protesta diverrà "eretica". Pasolini colse con profonda umanità l'arrivo di questa mutazione, e cercherà "fratelli" per affrontare una lotta condivisa contro questa "omologazione", a cercare fratelli che non sono più, scriverà ancora in Poesia in forma di rosa.
Omologazione nella quale l'uomo perdeva la sua storia millenaria divenendo elemento consumato e consumistico. Ma in netta risposta fu emarginato da tutta l'élite dell'epoca che non lo capì affatto. Da qui l'insegnamento di quest'opera poetica è ancora molto attuale a mio avviso, perché quell'élite, ieri come oggi, dovrebbe conoscere e sentirsi dentro le storie ed i bisogni degli uomini e delle donne, senza separazione alcuna, per educare a migliori livelli e non lasciarsi invece tutti consumare in un'alienazione generale.
Perché questo è accaduto e sta accadendo, sancendo il trionfo del consumo e la sconfitta dei sentimenti ideali di umanità e facendosi strada sempre più un basso populismo…
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