Perché Siddharta di Hermann Hesse è un libro che emoziona - di Carlo Picca
Ci sono tanti libri da leggere, infiniti direbbe certamente qualcuno, e non basterebbe una vita per leggerli tutti, ma è pur vero che ci sono anche quelli che vanno assolutamente letti e raccolti nella nostra personale biblioteca.
Siamo in oriente, esattamente nell'India del VI secolo a. C. e Siddharta, il protagonista che dà il titolo al capolavoro dello scrittore tedesco e naturalizzato svizzero Hermann Hesse (1877-1962), è un ragazzo che sente in maniera intensa il bisogno di trovare la sua personalità più vera ed autentica.
Per questo, come ognuno che ha dentro di sé questa necessità, si incammina nella ricerca. E così, attraversando tutte le fasi di questo percorso interiore, viene a narrarsi l'intera sua vita. Infatti assieme al suo amico di sempre Govinda, figura anch'egli importante in questo romanzo che sarà pubblicato nel 1922, si metterà in viaggio per conoscere da vicino i Samara.
Questi sono uomini che vivono di poco e pregando nei boschi e, dopo aver condiviso con loro questa esperienza mistica, tutti insieme si dirigeranno verso il Buddha Gotama. Sarà in seguito a questo incontro che entrambi decideranno di non proseguire uniti il loro cammino. Il suo amico di sempre infatti, aggregandosi con gli altri alla setta del Venerabile, si separerà da Siddharta.
Mentre questi invece, avendo bisogno di esperire non più in maniera ascetica la vita, ma nella sua totale complessità, proseguirà da solo il suo cammino per divenire un uomo maturo. Siddharta infatti, da questo momento, avanzerà solitario per la sua strada e poco dopo incontrerà Kamala, una bella cortigiana sensuale e accattivante. Questa sarà a lungo sua maestra e da lei imparerà l'arte dell'amore ed anche i modi per guadagnarsi da vivere e quelli per divertirsi.
Egli in questa fase cercherà sempre più nuove avventure e così vivendo conoscerà anche un ricco mercante con cui inizierà a lavorare. Qui comincerà anche a frequentare giocatori d'azzardo. Ad un certo punto però, fatto il pieno di queste esperienze, deciderà di fuggire da questa vita che non sentirà pienamente sua, e lo farà in uno stato di panico, la goccia che travolgerà il suo vaso sarà apprendere che Kamala aspetti un figlio da lui.
Nella fuga il protagonista penserà al suicido ma verrà inconsapevolmente salvato da Govinda che lo ritroverà per caso, passeggiando nei boschi, in uno stato di semi coscienza. Questi chiacchierando con il suo antico compagno affranto, gli ridonerà nuovi stimoli tanto che smetterà di pensare al suicidio ed inizierà invece un nuovo principio della sua vita, quella della maturazione dopo tutte le sue situazioni vissute.
Maturazione della sua saggezza quindi, che lo porterà a mettersi al servizio di ogni viaggiatore divenendo un barcaiolo che conduce le persone attraverso il fiume. E così con la sua attività di traghettatore si creerà la fama del saggio trasportatore di persone e proprio nell'apice di questo momento rincontrerà, sempre per caso, il suo affezionato Govinda, il quale era venuto a conoscere questo uomo del quale tutti parlavano ma di cui non sapeva il volto.
E rimanendo folgorato dal nuovo aspetto del suo amabile conoscente dialogando gli chiede quale secondo lui è il segreto della vita. Siddharta in modo molto emozionante narra allora al suo benvoluto amico che la vita va vissuta a pieno, anche sbagliando, errando e gli racconta di come lui fosse fuggito dal suo ruolo di padre che lo attendeva lasciando sola Kamala con suo figlio, perché quel che conta è vivere la consistenza amando e conoscendo ogni cosa e soprattutto imparando a non odiare ma dando un senso ad ogni particella della realtà. Perché solo così si può arrivare all'eccelso.
Egli spiega al suo prediletto che per questo ha rifuggito la setta, il venerabile e la sua religione, per non chiudersi in vuote formule, per questo egli ha voluto esplorare vivendo entro i meandri della vita per comprendere a fondo che l'esistenza vale essere vissuta solo se è dedita a tener vivo l'innamoramento in ogni avvenimento.
Siddharta afferma che la dottrina che deve importare agli uomini quindi sta nell'amare, come fa la natura del mondo con grande spirito di accoglienza con i suoi figli tutti. La stella polare da seguire, con tutte le imperfezioni del caso, è in questo spirito: non disprezzare il mondo ma imparare a provare affetto fin dentro i suoi angoli più nascosti, perché in ogni vicenda echeggia la grande presenza del sublime.
Per questo a mio avviso questo libro emoziona chi lo legge, perché la saggezza del voler bene al creato che viene illustrata in queste pagine non è un dogma o un convincimento o una semplice preghiera, bensì è il frutto di un percorso vitale che non prevede esclusioni, pertanto esistenziale ed umano.
Percorso di sapienza che proprio per questo non si può spiegare fino in fondo ed al contempo non si può insegnare, perché bisogna vivere imparando ad amare e conoscere ogni ente per arrivare a sentire l'unità, la ciclicità e la meraviglia del creato.
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