Cesare Pavese - Gente spaesata

Poesie scelte: CESARE PAVESE, Lavorare stanca (Torino, Einaudi 1998).
Troppo mare. Ne abbiamo veduto abbastanza di mare.
Alla sera, che l'acqua si stende slavata
e sfumata nel nulla, l'amico la fissa
e io fisso l'amico e non parla nessuno.
Nottetempo finiamo a rinchiuderci in fondo a una tampa,
isolati nel fumo, e beviamo. L'amico ha i suoi sogni
(sono un poco monotoni i sogni allo scroscio del mare)
dove l'acqua non è che lo specchio, tra un'isola e l'altra,
di colline, screziate di fiori selvaggi e cascate.
Il suo vino è cosí. Si contempla, guardando il bicchiere,
a innalzare colline di verde sul piano del mare.
Le colline mi vanno, e lo lascio parlare del mare
perché è un'acqua ben chiara, che mostra persino le pietre.
Vedo solo colline e mi riempiono il cielo e la terra
con le linee sicure dei fianchi, lontane o vicine.
Solamente, le mie sono scabre, e striate di vigne
faticose sul suolo bruciato. L'amico le accetta
e le vuole vestire di fiori e di frutti selvaggi
per scoprirvi ridendo ragazze piú nude dei frutti.
Non occorre: ai miei sogni piú scabri non manca un sorriso.
Se domani sul presto saremo in cammino
verso quelle colline, potremo incontrar per le vigne
qualche scura ragazza, annerita di sole,
e, attaccando discorso, mangiarle un po' d'uva.
1933
da La Rivista
Libri antichi di letteratura
Giacomo Leopardi - Epistolario. Con le inscrizioni greche triopee - Napoli 1852 (bella legatura)
LEOPARDI GIACOMO. Epistolario. Con le inscrizioni greche triopee da lui tradotte e lettere di Pietro Giordani e Pietro Colletta all'Autore; raccolto e ordinato da Giuseppe Viani. Napoli, Giosué Rondinella Editore, 1852SCHEDA COMPLETA
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