Seneca - La collera spiegata in sette passi

Seneca - L'ira e la collera spiegate in sette passi

Brani scelti: LUCIO ANNEO SENECA, De ira (libro I, capitolo I),  I secolo d.C.

1) Hai insistito, o Novato, perché scrivessi come si può placare l'ira, e mi pare che tu abbia buone ragioni di temere soprattutto questa passione che, più d'ogni altra, è spaventosa e furibonda. Le altre, a dir vero, hanno una componente di tranquillità e calma, questa è tutta eccitazione ed impulso a reagire, è furibonda e disumana brama di armi, sangue e supplizi, dimentica se stessa pur di nuocere all'altro, è pronta a precipitarsi immediatamente sulle armi ed è avida di una vendetta destinata a coinvolgere il vendicatore.

2) Per questo motivo, alcuni saggi definirono l'ira "un momento di pazzia"; come quella, infatti, è incapace di controllarsi, incurante delle convenienze, insensibile ai rapporti sociali, cocciuta ed ostinata nelle sue iniziative, preclusa alla ragione ed alla riflessione, pronta a scattare per motivi inconsistenti, inetta a distinguere il giusto ed il vero, quanto mai somigliante a quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno travolto.

3) Per convincerti che i posseduti dall'ira sono dei dissennati, osserva bene il loro atteggiamento: come sono sicuri sintomi di pazzia l'espressione risoluta e minacciosa, la fronte aggrottata, la faccia scura, il passo concitato, le mani irrequiete, il colorito alterato, il respiro frequente ed affannoso, tali e quali sono i sintomi dell'ira incipiente.

4) Gli occhi ardono e lampeggiano, il viso si copre di rossore per il rifluire di sangue dal fondo dei precordi, le labbra tremano, i denti si serrano, i capelli si drizzano ispidi, il respiro diventa forzato e rumoroso, le articolazioni schioccano tormentandosi, i gemiti e i muggiti si intercalano in un parlare che inciampa in voci mozze, le mani battono continuamente e i piedi percuotono la terra, il corpo è tutto eccitato e "scagliante grandi minacce d'ira", i lineamenti sono brutti e spaventosi, quando un uomo si sfigura per corruccio.

5) Impossibile sapere se è un vizio più detestabile o schifoso. Tutti gli altri si possono nascondere o nutrire in segreto: l'ira si manifesta ed affiora sul volto e, quanto più è grande, tanto più apertamente ribolle. Non vedi come tutti gli animali, quando insorgono per nuocere, ne mostrano in anticipo i sintomi e tutto il loro corpo abbandona l'abituale comportamento di calma ed esaspera la connaturata ferocia?

6) I cinghiali mandano spuma dalla bocca ed arrotano le zanne per aguzzarle, i tori danno di corno nel vuoto e spargono l'arena battendola con l'unghia, i leoni fremono, i serpenti, quando s'adirano, gonfiano il collo, le cagne rabide hanno aspetto minaccioso: non c'è animale tanto orribile o dannoso per natura, nel quale non appaia, al sopravvenire dell'ira, un nuovo aumento di ferocia.

7) Certo, non ignoro che è difficile anche nascondere le altre passioni, che la libidine, il timore, l'audacia mostrano i loro sintomi e si possono conoscere in anticipo: non c'è, di fatto, nessun sconvolgimento interiore d'una certa violenza, che non alteri qualcosa sul nostro viso. Che differenza c'è, allora? Le altre passioni si notano, questa risalta.