Alessandro Manzoni - Il pianto di Lucia

Alessandro Manzoni - Il pianto di Lucia

Brani scelti: ALESSANDRO MANZONI, I promessi sposi - capitolo XXVI (Milano, Ferrario 1825/27).

Appena poterono esser sole, Agnese, con una faccia tutta animata, e insieme a voce bassa, come se ci fosse stato presente qualcheduno a cui non volesse farsi sentire, cominciò: - ho da dirti una gran cosa; - e le raccontò l'inaspettata fortuna.

- Iddio lo benedica, quel signore, - disse Lucia: - così avrete da star bene voi, e potrete anche far del bene a qualchedun altro.

- Come? - rispose Agnese: - non vedi quante cose possiamo fare, con tanti danari? Senti; io non ho altro che te, che voi due, posso dire; perché Renzo, da che cominciò a discorrerti, l'ho sempre riguardato come un mio figliuolo. Tutto sta che non gli sia accaduta qualche disgrazia, a vedere che non ha mai fatto saper nulla: ma eh! deve andar tutto male? Speriamo di no, speriamo. Per me, avrei avuto caro di lasciar l'ossa nel mio paese; ma ora che tu non ci puoi stare, in grazia di quel birbone, e anche solamente a pensare d'averlo vicino colui, m'è venuto in odio il mio paese: e con voi altri io sto per tutto. Ero disposta, fin d'allora, a venir con voi altri, anche in capo al mondo; e son sempre stata di quel parere; ma senza danari come si fa? Intendi ora? Que' quattro, che quel poverino aveva messi da parte, con tanto stento e con tanto risparmio, è venuta la giustizia, e ha spazzato ogni cosa; ma, per ricompensa, il Signore ha mandato la fortuna a noi. Dunque, quando avrà trovato il bandolo di far sapere se è vivo, e dov'è, e che intenzioni ha, ti vengo a prender io a Milano; io ti vengo a prendere. Altre volte mi sarebbe parso un gran che; ma le disgrazie fanno diventar disinvolti; fino a Monza ci sono andata, e so cos'è viaggiare. Prendo con me un uomo di proposito, un parente, come sarebbe a dire Alessio di Maggianico: ché a voler dir proprio in paese, un uomo di proposito non c'è: vengo con lui: già la spesa la facciamo noi, e... intendi?

Ma vedendo che, in vece d'animarsi, Lucia s'andava accorando, e non dimostrava che una tenerezza senz'allegria, lasciò il discorso a mezzo, e disse: - ma cos'hai? non ti pare?

- Povera mamma! - esclamò Lucia, gettandole un braccio al collo, e nascondendo il viso nel seno di lei.

- Cosa c'è? - domandò di nuovo ansiosamente la madre.

- Avrei dovuto dirvelo prima, - rispose Lucia, alzando il viso, e asciugandosi le lacrime; - ma non ho mai avuto cuore: compatitemi.

- Ma dì su, dunque.

- Io non posso più esser moglie di quel poverino!

- Come? come?

Lucia, col capo basso, col petto ansante, lacrimando senza piangere, come chi racconta una cosa che, quand'anche dispiacesse, non si può cambiare, rivelò il voto; e insieme, giungendo le mani, chiese di nuovo perdono alla madre, di non aver parlato fin allora; la pregò di non ridir la cosa ad anima vivente, e d'aiutarla ad adempire ciò che aveva promesso.

Agnese era rimasta stupefatta e costernata. Voleva sdegnarsi del silenzio tenuto con lei; ma i gravi pensieri del caso soffogavano quel dispiacere suo proprio; voleva dirle: cos'hai fatto? ma le pareva che sarebbe un prendersela col cielo: tanto più che Lucia tornava a dipinger co' più vivi colori quella notte, la desolazione così nera, e la liberazione così impreveduta, tra le quali la promessa era stata fatta, così espressa, così solenne. E intanto, ad Agnese veniva anche in mente questo e quell'esempio, che aveva sentito raccontar più volte, che lei stessa aveva raccontato alla figlia, di gastighi strani e terribili, venuti per la violazione di qualche voto. Dopo esser rimasta un poco come incantata, disse: - e ora cosa farai?

- Ora, - rispose Lucia, - tocca al Signore a pensarci; al Signore e alla Madonna. Mi son messa nelle lor mani: non m'hanno abbandonata finora; non m'abbandoneranno ora che... La grazia che chiedo per me al Signore, la sola grazia, dopo la salvazion dell'anima, è che mi faccia tornar con voi: e me la concederà, sì, me la concederà. Quel giorno... in quella carrozza... ah Vergine santissima!... quegli uomini!... chi m'avrebbe detto che mi menavano da colui che mi doveva menare a trovarmi con voi, il giorno dopo?

- Ma non parlarne subito a tua madre! - disse Agnese con una certa stizzetta temperata d'amorevolezza e di pietà.

- Compatitemi; non avevo cuore... e che sarebbe giovato d'affliggervi qualche tempo prima?

- E Renzo? - disse Agnese, tentennando il capo. 

- Ah! - esclamò Lucia, riscotendosi, - io non ci devo pensar più a quel poverino. Già si vede che non era destinato... Vedete come pare che il Signore ci abbia voluti proprio tener separati. E chi sa...? ma no, no: l'avrà preservato Lui da' pericoli, e lo farà esser fortunato anche di più, senza di me.