Perché il buon Prometeo fu incatenato da Zeus - di Carlo Picca

Perché il buon Prometeo fu incatenato da Zeus (di Carlo Picca)

Immagine:  Piero di Cosimo, Il mito di Prometeo, 1515-20 (Alte Pinakothek, Monaco di Baviera).

CARLO PICCAPerché il buon Prometeo fu incatenato da Zeus.

Il mito di Prometeo da sempre ha affascinato donne e uomini, pensatori ed artisti di ogni secolo e di ogni disciplina, e questo probabilmente perché ha simboleggiato nel tempo la lotta delle forze amiche del progresso umano e della civiltà contro ogni forma di potere, che vuole invece bloccare la crescita civile e tecnologica dell'uomo.

Prometeo è infatti un titano amico dell'umanità e del progresso: ruba il fuoco agli Dei per darlo agli uomini e subisce la punizione di Zeus che lo incatena ad una rupe ai confini del mondo e poi lo fa sprofondare nel Tartaro, al centro della Terra.

La lotta prometeica è ancora oggi simbolo di un'opposizione morale alla tirannide e di una sfida portata avanti verso ogni imposizione reazionaria. Prometeo simboleggerà per sempre la lotta del progresso e della libertà contro il potere.

Sulle desolate rupi della Scizia, ai margini del mondo civilizzato, Efesto incatena Prometeo alla roccia, e lo fa proprio su ordine di Zeus, che è irato col titano, perché ha disubbidito più volte ai suoi ordini di non donare il fuoco agli uomini. A Prometeo,  secondo il racconto che ne fa il tragico ateniese vissuto attorno al V secolo a.C. Eschilo, nella sua tragedia il Prometeo incatenato, è riservata davvero una punizione esemplare.

Il vecchio Oceano, padre di Climene, accorre sulla rupe per cercare di mettere pace tra Zeus e Prometeo, ma non vi riesce. Prometeo, anzi, rivela a Zeus di conoscere una profezia segreta sul destino del sovrano celeste, che nemmeno la pena più atroce lo costringerà a svelare. Zeus, furente, fa sprofondare il titano negli abissi al centro della Terra, in un tremendo terremoto. Un'aquila, mandata sempre da Zeus, infliggerà a Prometeo un atroce supplizio, rodendogli il fegato.

Prometeo quindi non solo viene incatenato per aver disubbidito alla somma divinità dell'Olimpo, ma considera proprio Zeus un tiranno nemico degli uomini, e non ha alcuna simpatia per lui, perché anche da incatenato, piuttosto che chiedere clemenza,  si rifiuta di aiutarlo.

E secondo lo scrittore greco vissuto a cavallo del II secolo d.c. Luciano di Samosata, nei Dialoghi degli Dei,  Prometeo lancia una tremenda invettiva contro Zeus, così crudele nei confronti dei più deboli come gli esseri umani, e contro la lussuria e la superbia di tutti gli Dei che non pensano ad altro che crogiolarsi nella sofferenza altrui. Zeus pare a Prometeo quindi una divinità cieca che non ascolta il lamento degli uomini e di coloro che si prodigano affinché ci sia giustizia.

Parafrasando, pare anzi che quasi non ci debba essere aiuto agli uomini, giustizia direi, che la mediocrità debba dettare le fila a discapito dei buoni e degli onesti. Un mondo a dimensione più che morale,  bestiale e quasi crudele, dove il più forte, il più capace di adattarsi sopravvive sulle spalle dei più sensibili e dei più onesti.

Quasi che sia impossibile donare agli uomini l'intelligenza collettiva capace di redimerli da uno stato minoritario, quasi che così debbano andare le faccende dell'umanità per volere degli Dei, e nulla vale lo sforzo di tutti i Prometeo del mondo perché saranno sempre condannati alle catene e a farsi rodere il fegato dall'aquila.

Insomma, cosi vanno le cose e così devono andare. Ma Prometeo, non smette di lottare e dimenarsi, e seguire così il suo destino, anche se resterà sempre incatenato perché egli purtroppo non è forte quanto il volere degli Dei. Eppure non si arrende, e nonostante le leggi dell'universo siano così misteriose, egli continua la sua lotta all'emancipazione malgrado appaia questa sua battaglia come un piccolo tassello di un oceano imperscrutabile.

Ma cari amici preferisco concludere questo articolo su Prometeo con un po' di ironia, con Leopardi, con la sua operetta morale La scommessa di Prometeo, che narra che un giorno Prometeo spiegava al suo amico Momo, che il vino, l'olio e le pentole fossero stati anteposti al genere umano, il quale sosteneva essere la migliore opera degl'immortali che apparisse nel mondo.

Momo che non era affatto convinto delle parole di Prometeo, gli propose di approfondire la questione in cinque parti del mondo  abitato dagli uomini, facendo una scommessa, ovvero se in tutti cinque i luoghi, avessero trovato o meno manifesti argomenti che l'uomo sia la più perfetta creatura dell'universo.

Convenuti sul prezzo della scommessa, incominciarono senza indugio a visitare i luoghi predetti, ma dopo aver visitato appena tre dei cinque luoghi, Prometeo pagò anzitempo la scommessa a Momo.

Prometeo lo prevenne; e senza curarsi di vedere le due parti del mondo che rimanevano, gli pagò la scommessa.  Insomma, morale di questa operetta che vi invito a leggere per intero, va bene dare il fuoco agli uomini e seguire il proprio destino da Eroe, ma basta convincersi che ci sono momenti che può anche non valerne la pena di prodigarsi per chi vuole rimanere nella condizione in cui è…

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