Carteggio tra Gregorio Sciltian e Sandro Rubboli - Venezia e Milano 1955-1971 (14 documenti)
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Carteggio tra Gregorio Sciltian e Sandro Rubboli - Venezia e Milano 1955-1971 (14 documenti)

SCILTIAN GREGORIO - RUBBOLI SANDRO.  Carteggio tra Gregorio Sciltian e Sandro Rubboli. Venezia-Milano, 1955/1971.

Lotto di 14 documenti cartacei (di vario formato, anche A4) riferibili alla mano del grande pittore italo-armeno Gregorio Sciltian così definiti: 1 grande busta viaggiata inviata da Sciltian a Rubboli; 1 fotografia originale (raffigurante l'opera “La primavera”) con scritte al retro; 1 piccolo volantino (di 4 pagine) relativo a una mostra parigina del 1949, 1 cartolina (raffigurante l'opera “Il battesimo di Gesù”) con dedica autografa al retro; 9 tra lettere firmate dall'artista, appunti del medesimo e una di Rubboli (alcune scritte su più pagine, una scritta in 3 distinti fogli intestati Hotel Danieli di Venezia). Documenti ottimamente conservati. Sandro Rubboli, importante collezionista d'arte milanese fu di fatto il mecenate di Gregorio Sciltian. Tutti i componenti del gruppo dei Pittori moderni della realtà (Sciltian, Pietro Annigoni, Antonio e Xavier Bueno, Giovanni Acci, Carlo Guarienti e Alfredo Serri) si accostarono all'enigmatico tema dechirichiano del manichino, stimolati dalla committenza proprio di Rubboli che aveva costituito un'ampia raccolta attorno a questo soggetto. Questa interessantissima corrispondenza assume particolare rilievo storiografico per i riferimenti di mercato, i giudizi sulla Biennale veneziana e le intime caratteristiche di questa particolare committenza. Gregorio Sciltian (1900 -1985), considerato a pieno titolo un dei pittori tecnicamente più virtuosi del Novecento, effettua gli studi classici tra l'Armenia e la Russia, ma dimostra sin da subito un forte interesse per l'arte. Si iscrive così all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, avvicinandosi soprattutto all'illustrazione Art Nouveau di Aubrey Beardsley (1872-1898). Esordisce nel 1915 a Rostov, con opere molto sensibili alle avanguardie del momento, in particolare al cubofuturismo. In realtà supererà ben presto questa fase, per farsi interprete di una pittura classica, profondamente ispirata all'antico. Sciltian si trasferisce da Mosca a Vienna nel 1919 per studiare presso la locale Accademia di Belle Arti, ma sfrutta soprattutto la possibilità di visitare i musei e di conoscere l'arte del Rinascimento. Il desiderio di visitare l'Italia diviene dunque inevitabile: vi si trasferisce nel 1923, stabilendo il suo studio a Campo de' Fiori. Inizialmente il suo inserimento nel contesto artistico della Capitale non risulta affatto facile. È un pittore che riporta in vigore tutti gli stilemi della pittura del Cinquecento e del Seicento: la precisione disegnativa e chiaroscurale e il realismo di ascendenza fiamminga con tutta la visione lenticolare che esso comporta. Natura morta e trompe l'œil resi con una tecnica impeccabile, diventano la sua cifra caratteristica. Dopo aver esposto alla Biennale di Venezia del 1926, Gregorio Sciltian si stabilisce per qualche anno a Parigi, per fare ritorno in Italia nel 1934. Ormai il successo lo spinge a esporre alla più importanti rassegne italiane ed europee e a organizzare diverse personali. Nel 1947 firma, insieme ai fratelli Xavier (1915-1979) e Antonio Bueno (1918-1984) e a Pietro Annigoni (1910-1988) il Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà. Con esso, si oppone alle tendenze astratte e aniconiche che sia andavano profilando in Italia e in Europa in quel momento. Sciltian rimase sempre fedelissimo al reale e all'esempio degli antichi maestri, sia dal punto di vista tematico che tecnico.

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