Un capolavoro dell'Ottocento italiano: Silvio Pellico - Le mie prigioni - 1832 (rara prima edizione)
Le mie prigioni, memorie. Torino, presso Giuseppe Bocca, 1832.
Cm. 22, pp. (8) 339 (1) + 1 c.b. Legatura novecentesca in tela con titoli in oro al dorso; brossura originale conservata e applicata ai due piatti. Sporadiche e trascurabili fioriture, lieve e marginale brunitura all'ultima pagina, peraltro esemplare in barbe a pieni margini. Complessivamente fresco e ben conservato. Rara e ricercata prima edizione (completa di tutte le carte preliminari) di uno dei libri più celebri dell'Ottocento italiano, la cui fortuna europea (incalcolabile è il numero delle traduzioni in ogni lingua dell'opera) eclissò di gran lunga quella degli stessi "Promessi Sposi" e che fece dire a Metternich che esso era costato all'Austria più di una battaglia perduta. «Edito a Torino due anni dopo la liberazione dell'autore dallo Spielberg, il libro apparve subito destinato a una fortuna straordinaria e veramente mondiale (di gran lunga superiore anche a quella dei "Promessi Sposi"). Tale fortuna fu alimentata in varia misura dalle correnti laiche e liberali come dai cattolici neoguelfi (ma non mancarono feroci rifiuti da parte delle due ali estreme radicale e clericale)... Le pagine delle "Prigioni" appaiono tutte intrise di una intenzione morale e didascalica: nè situazione lirica e valore del libro si presentano come aspetti divergenti di un'opera frammentaria, ma sono l'uno la vita dell'altro... "Le mie prigioni" sono insieme la grande lirica, la grande tragedia e il grande romanzo del Pellico, e tra le maggiori prove del Romanticismo nostro» (Riccardo Massano, in Vittore Branca, "Dizionario critico della letteratura italiana", Torino, Utet, 1986, vol. III, pp. 403-409). Cfr. anche Iccu; Parenti, Bibliografia di Silvio Pellico, nr. 39; Parenti, Prime edizioni italiane, p. 396; Biancardi-Francese, Prime edizioni italiane, 345.
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