Sul Digesto giustinianeo: Domenico Aulisio - Commentarii ad titt. Pandectarum - Napoli 1783
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Sul Digesto giustinianeo: Domenico Aulisio - Commentarii ad titt. Pandectarum - Napoli 1783

AULISIO DOMENICO.  Commentarii ad titt. Pandectarum. De acquir. vel amitt. possess. De verbor. obligat. De legat. et fideicommissis. Neapoli, expensi Josephi de Lieto, 1783.

Cm. 23,5, pp. (6) 249 (1). Bel frontespizio in rosso e nero con vignetta finemente incisa in rame; testatine, finalini e graziosi capilettera xilografici. Legatura coeva in piena pergamena rigida con titoli in oro al dorso. Naturali e lievi fioriture tipiche della carta napoletana del tempo. Esemplare ben conservato. Giustiniani (Memorie storiche degli scrittori legali del regno di Napoli, I, pp. 91-97) dedica ampio spazio alla biografia del giureconsulto napoletano Domenico Aulisio (1649-1717). Fu protagonista della vita culturale della città e ottenne la cattedra di diritto civile a Napoli nel 1696 succedendo a Felice Acquadia. Ebbe dapprima rapporti burrascosi con Giambattista Vico, divenuti poi amichevoli dopo la pubblicazione del De universi iuris uno principio avvenuta nel 1708. Così la voce A. curata da Filippo Liotta nel Dizionario Biografico degli Italiani (vol. IV), a proposito di questi commentari: “Sebbene la pubblicazione sia stata ricavata da appunti per le lezioni e schede personali - e per ciò sovente incompleta -, essa è notevole nella letteratura giuridica del tempo per la chiarezza dell'impostazione e del dettato, la straordinaria ricchezza della documentazione, la modernità dell'informazione: tutti elementi che ci danno la misura di un intelletto vigile ed attento alla voce delle fonti e della dottrina. Ma ciò che subito risalta è la ricerca filologica applicata allo schema tradizionale della lezione di diritto civile (schema costituito da un commentarius sul testo legislativo e di quaestiones, discussiones, controversiae, ecc., sui testi e opinioni allegate) che inserisce di pieno diritto la dottrina giuridica napoletana nella corrente della "scuola culta" il cui metodo, introdotto in Napoli da Marino Freccia e, sopratutto, da Alessandro Tutamini, era stato adottato nello Studio saltuariamente e solo dai maestri più illuminati (cfr. Cortese, L'età spagnola..., pp.421-422). Tutta la cultura dell'A. è impegnata nello sforzo di ricostruire nella loro originaria purezza gli istituti del diritto romano mettendo a frutto testi giuridici e fonti letterarie, di risolvere le controversie dottrinarie agitate sin dai tempi della Glossa, ma ora vedute alla luce di una nuova sensibilità che incomincia a considerare il diritto romano come diritto storico”. Cfr. Iccu; non in Sapori.

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