Illuminismo: Botton - Saggio sopra la politica e la legislazione romana - 1772 (rara prima edizione)
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Illuminismo: Botton - Saggio sopra la politica e la legislazione romana - 1772 (rara prima edizione)

(BOTTONE DI CASTELLAMONTE GIACOMO UGO ).  Saggio sopra la politica e la legislazione romana. S.n.t. (ma Firenze o Livorno), 1772.

Cm. 18,5, pp. 286 (2). Bellissima legatura coeva in piena pergamena riccamente decorata con motivi floreali in oro ai piatti e al dorso. Tagli rossi. Al contropiatto anteriore l'annotazione di mano coeva "Conte Beccaria" che può far pensare alla presenza dell'esemplare nella biblioteca del grande giurista milanese. Antica firma cassata al frontespizio. Sporadiche e fioriture e qualche macchietta sparsa, peraltro esemplare ben conservato. Rarissima prima edizione di questa interessante opera dell'illuminista canavesano, pubblicata anonima in Toscana (a Livorno o a Firenze) per sfuggire alla censura piemontese. "L'opera veniva a collocarsi sulle orme di quelle del Muratori, del Beccaria, del Verri e di C. A. Pilati nella polemica giusnaturalistica contro i diritti storici imperanti a favore di una codificazione che si fondasse sui principi del diritto naturale ... originale soprattutto appariva la sua vigorosa condanna del testamento romano che, sotto la specie della sostituzione fidecommissaria, era stato l'istituto generatore della nobiltà ereditaria" (G. Vaccarino in D. B. I. 13/481). Il Botton propugnava ancora i principi della "costituzione mista" e del "patto sociale", e sosteneva la distinzione dei tre poteri per evitare la tirannide. Particolarmente evidente è il richiamo al pensiero di Cesare Beccaria, dichiarato peraltro fin dalla prefazione. Giacomo Botton di Castellamonte (Rivarolo Canavese 1754 - Parigi 1828), dopo la pubblicazione in giovane età di quest'opera, ricoprì importanti uffici giurisdizionali e amministrativi negli stati sabaudi, ma ne fu allontanato negli anni del conflitto con la Francia rivoluzionaria, forse per sospetti di giacobinismo; in effetti pochi anni dopo con l'occupazione francese del Piemonte fu chiamato a fare parte del governo provvisorio, e fu poi presidente a Torino della Camera dei Conti, e del Tribunale di Appello; dal 1806 si trasferì in Francia dove ricoprì alti incarichi giurisdizionali, anche dopo la Restaurazione. Cfr. Iccu; Edizioni giuridiche antiche in lingua italiana, II,2, p. 772.

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